Il Maschio
Il maschio era la benedizione vera e propria della casa, attraverso lui si tramandava il cognome della famiglia oltre gli
averi, che andavano ovviamente rimpolpandosi e aggiungendosi con la dote delle future mogli.
Dal comune bottegaio al nobile, il maschio era colui che doveva essere portatore di tradizione e proseguire il mestiere
paterno.
Esso veniva affidato alle cure materne solo fino alla prima infanzia, quando, per temprarne il carattere, solitamente
veniva affidato a collegi religiosi, preferibilmente gesuiti, ove potevano imparare la letteratura, il latino e altre nozioni
importanti. La gavetta militare solitamente era prassi per i rampolli nobili poichè avrebbero potuto far carriera e servito
la loro terra al meglio, ma solo i ricchi potevano permettersi di raggiungere alti ranghi e prender le patenti necessarie
perchè anche quella aveva dei costi.
I secondogeniti maschi, o meglio, dai secondogeniti in giù potevano trovarsi sia a dover subire il convento , sia a doversi
fare da sè una posizione lavorando solitamente più duramente dei primi cui era destinato gran parte se non tutto il patrimonio.
Venivano dotati anche loro di istruzione nel Rinascimento, e , specie se votati ai conventi, potevano trovarsi a ricoprire
alte cariche nella gerarchia ecclesiastica. Ogni famiglia aveva piacere di vantare un alto prelato nel proprio albero genealogico.
La madre rimaneva in disparte quasi nell'educazione del figlio maschi dall'adolescenza in poi, intervenendo unicamente
per consigliare o sconsigliare nella scelta della sposa ma null'altro perchè l'autorizzazione e la decisione ultima spettava
comunque al padre della famiglia.
Il padre poteva intervenire nell'educazione del figlio maschio sia per insegnargli il proprio mestiere e tramandargli
le proprie conoscenze, sia per aiutarlo ad entrare nel mondo adulto. Era il padre stesso che spesso chiudeva un occhio, quando
non era il primo promotore, se il figlio maschio spendeva qualcosa di più per una donna di piacere.
Non mancava tuttavia di essere autoritario e, solitamente, era lui a scegliere la famiglia con cui il figlio avrebbe dovuto
sposarsi, il tutto in base agli interessi politici e con l'unico obiettivo di arricchire sia come status sia economicamente
il cognome.
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La femmina
La femmina non veniva necessariamente vissuta come fallimento (non sempre e non ovunque anche se nelle case regnanti e tra
i ranghi alti dei nobili si preferiva il maschio) poichè portava comunque con sè la possibilità di unione con altre casate
e , pertanto, influenza e potere.
Occorre considerare che le uniche virtù richieste all'epoca ad una donna erano
-verginità
-obbedienza
-docilità
-devozione
Con ciò non significa che molte donne diventassero necessariamente delle bamboline, vi sono figure di donne di casate
importanti che si sono distinte per arguzia e cultura.
Le bambine nella prima infanzia potevano essere educate dalla madre stessa aiutandola per imparare nel governo della casa,
ma senza mai interferire. Nelle classi umili le femmine erano educate a lavorare in casa o mandate come serve in altre case.
Nella borghesia aiutavano la madre e la servitù nelle faccende domestiche.
Nelle casate nobiliari le femmine venivano invece educate all'arte del ricamo, del cucito e ricevevano un'istruzione se
pur di forte impronta religiosa.
La Chiesa caldeggiava l'educazione delle fanciulle nei conventi e spesso molte bambine, una volta adolescenti ma a volte
anche prima, venivano inviate al convento sia che fossero destinate al matrimonio sia che fossero destinate a divenire suore.
Il padre solitamente non si intrometteva se non marginalmente nell'educazione delle fanciulle della famiglia, compito
che spettava alla madre. Egli esigeva solo obbedienza e rispetto.
Tuttavia era il padre a disporre del futuro della figlia decidendone il matrimonio o la vita religiosa a seconda dei suoi
piani patrimoniali!
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